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L’influencer marketing ha ancora un futuro
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INFLUENCER CADUTI E VIRTUALI

Il recente caso di Chiara Ferragni ha sollevato una questione rilevante tra gli addetti ai lavori: l’influencer marketing ha ancora un futuro?
Senza troppi giri di parole, la risposta è sì.

L’influencer marketing si basa su un meccanismo noto da molto tempo: il passaparola, portato avanti da figure che, per i più disparati meriti, sono riuscite a ottenere grande visibilità sui social network e che sono, quindi, ingaggiate dalle aziende per orientare opinioni e consumi.

Questo fenomeno si muove parallelamente alla pubblicità tradizionale, condividendone dati, numeri e strategie. Con il tempo, ha attratto professionisti da diversi settori, arricchendosi di nuove sfumature e approcci. Data la sua complessità, l’AGCOM è al lavoro per definire regole che governino questo vasto mercato. Le norme attuali, che si applicano solo ai creatori di contenuti con almeno un milione di follower, sono ancora piuttosto generiche, ed estendono precedenti disposizioni introdotte nel 2016.

Uno dei principali rischi per i brand, nell’utilizzo degli influencer, è la loro potenziale «caduta», come dimostrato dal caso Ferragni, esclusa da collaborazioni con noti brand come Pantene, Coca Cola, Safilo e molti altri. Questa vulnerabilità ha spinto il settore verso l’adozione di virtual influencer, come Lil Miquela, che dal 2016 è diventata il volto di aziende come BMW, Prada e Chanel.

Gli influencer digitali offrono ai brand la sicurezza di non incorrere in gaffe pubbliche, mantenendo un alto livello di engagement. Recentemente, i virtual influencer stanno diventando indistinguibili dagli esseri umani, con dettagli e movimenti talmente realistici, da confondere la linea tra realtà e virtualità. Questo porta a riflettere sull’importanza di una distinzione chiara tra influencer e content creator, due ruoli che potrebbero fondersi con l’avanzare della tecnologia. I content creator, a differenza degli influencer, si concentrano principalmente sulla creazione di contenuti originali e coinvolgenti, senza necessariamente avere un impatto diretto sulle decisioni di acquisto. Con l’arrivo dei virtual influencer, questi potrebbero essere programmati non solo per promuovere, ma anche per creare contenuti innovativi per i brand.

mentre le macchine assomigliano sempre di più agli umani, sempre più umani sui social imitano gli NPC, i personaggi non giocanti dei videogiochi, ricoperti da così tanti filtri da farli sembrare virtuali. I confini tra realtà e simulazione si assottiglieranno sempre di più: ciò richiede una comprensione più profonda delle tecnologie e delle intenzioni dietro ai contenuti che consumiamo, per garantire che la nostra interazione con il mondo digitale rimanga sicura.

Con il confine sempre più sfumato tra reale e virtuale, diventa essenziale navigare in internet con maggiore attenzione e consapevolezza.

INFLUENCER CADUTI E VIRTUALI